martedì, marzo 27, 2007

Da www.retelibera.com
di Gianfranco Montù
Se falliscono si devono dimettere
di Gianfranco Soldati capogruppo UDC in Gran Consiglio

Abbiamo recentemente visto l’UDC raddoppiare nel Canton Vaud, contro ogni previsione, il numero dei suoi granconsiglieri. L’ultimo sondaggio nazionale in vista delle elezioni federali del prossimo mese di ottobre da l’UDC in crescita di più del 2%, primo partito nazionale alla

soglia del 30%. Non vi è o non vi era quindi motivo ragionevole perché la stessa sorte (crescita più che cospicua) non toccasse anche all’UDC ticinese il prossimo primo aprile. Il l0% poteva essere un risultato minimo, un l2% un ottimo risultato (non le farneticazioni del l8% del presidente degli

UDC svizzero-tedeschi” in Ticino, tale Signor Fritz Oswald), l’8% un insuccesso ed ogni risultato sotto l’8% un disastro, tale da obbligare tutta l’attuale dirigenza alle dimissioni. Bastava attenersi fedelmente e scrupolosamente alla politica dettata dal partito nazionale: difesa irremovibile della nazione con la sua sovranità, indipendenza e neutralità, freno all’immigrazione incontrollata, tolleranza zero con richiedenti e asilanti criminali (spaccio di droga, violenze di qualsiasi genere), finanze pubbliche sane (in un paese che spende più di l5 milioni di franchi al giorno di interessi sui debiti federali, cantonali e comunali), politica sociale mirata e controllata (basta con l’innaffiatoio omnidirezionale, basta con i finti invalidi, che sono legione, lo si voglia o no), massima prudenza nelle concessioni a culture e religioni di importazione in assenza del minimo segnale di reciprocità, freno a costose misure di integrazione per gente che non vuole integrarsi, esercito svizzero per la difesa del paese e basta, con l’abbandono dei patetici sogni di Nato-compatibilità, e così via.

Invece abbiamo una campagna elettorale all’insegna di una trasparenza che è solo quella del vuoto cerebrale del presidente e dei suoi accoliti e una cartellonistica spropositata da parte di un candidato al Consiglio di Stato che esige oculatezza nello spendere i soldi pubblici e butta letteralmente i suoi dalla finestra. Un vero e proprio caso di “ruccismo” (lo ricordate il Rucci candidato al Gran Consiglio nel l995 e l999, se ricordo bene? Ricoprì il paese di cartelloni per raccogliere una manciata, anzi un pizzico di voti: esattamente come accadrà al candidato attuale che ci guarda con occhi truci da ogni angolo di strada).

L’omino che ha tentato di farmi sfiduciare 2 volte dai colleghi di Gran Consiglio quale capogruppo UDC e membro UDC della Commissione della Gestione, in realtà è stato sfiduciato lui, involontariamente, da un Comitato che fatica a capire con chi ha a che fare: Il PWC il l3.1.07 aveva richiesto le dimissioni di Marina Masoni, assicurato il sostegno a Borradori senza chiedere a nessuno il permesso di farlo, rinunciando nel contempo a presentare una lista UDC al Consiglio di Stato. La richiesta di dimissioni della Masoni a dovuto rimangiarsela, faticando quant’altri mai ad inghiottire il rospo. Il sostegno a Borradori si è tramutato nel solo reale ostacolo alla rielezione dello stesso e in un sostegno implicito al secondo consigliere di Stato socialista o, alla meno peggio, pipidino. E la lista UDC al Consiglio di Stato c’è, con capolista un radicale di sinistra che nella prima intervista ad un giornale, quando la scorsa estate si parlava dei primi approcci Martignoni-Wicht, ebbe a dichiarare la sua avversione alla politica di Blocher e Maurer e la sua corrispondenza di “amorosi sensi politici”con l’omino di Curio.

Omuncolo che dopo una brillante carriera di falso avvocato e falso dottore (un abuso di titoli che in un paese serio avrebbe significato la fine istantanea di qualsiasi carriera politica, mi ha detto testualmente Ueli Maurer) ha oramai ampiamente dimostrato di essere anche un falso UDC, privo di ogni ideale e di ogni concetto politico, una banderuola garrula al vento del momento e degli opportunismi.

L’omino si è impossessato delle strutture del partito e altre ne ha create, tutte a lui ligie. Ha fatto espellere dalle liste un deputato tra i più votati del partito, colpevole di atteggiamenti critici nei suoi confronti (Umberto Marra) e ha fatto espellere il Capogruppo in Gran Consiglio, che comunque non si sarebbe più ripresentato ma fece richiesta per vedere fin dove poteva arrivare la stupidità politica dell’omino e dei suoi portaborse. Adesso la parola spetta agli elettori, giudici insindacabili della nostra democrazia. E gli elettori non sono così stupidi come pensa l’omino che ideologicamente, ammesso che abbia uno straccio di ideologia, è tutto fuorchè UDC.


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