lunedì, dicembre 18, 2006

COSA SI PUÒ FARE CONTRO IL TERRORISMO ISLAMICO (PIPES)

Un'efficace strategia di controterrorismo deve focalizzarsi sul fatto che il terrorismo perpetrato dai musulmani in nome dell'Islam rappresenta oggi la minaccia strategica per i popoli civili, che siano musulmani o meno. A un livello più basso, questa minaccia coinvolge dei singoli individui colti da un'improvvisa sindrome da jihad instinct che in modo inaspettato fa esplodere la follia omicida. A un livello più alto, essa prende la forma di un'organizzazione dichiarata fuorilegge, come Hamas, che guida la semigovernativa Autorità palestinese o riguarda perfino i tentativi di Al-Qaeda volti ad acquisire armi di distruzione di massa. In definitiva, se fossero i musulmani a segnare una battuta d'arresto del terrorismo, ciò rappresenterebbe un grosso passo in avanti verso la vittoria di ciò che qualcuno chiama la Quarta guerra mondiale. Si può conseguire ciò? Sì, e in parte anche grazie a un'efficace attività di controterrorismo convenzionale. Gli individui devono essere braccati, le organizzazioni devono essere chiuse, le reti smantellate, il denaro va ad esse negato, la proliferazione delle armi di distruzione di massa deve essere contenuta. Ma queste misure affrontano i sintomi del problema e non il problema vero e proprio. "Il problema vero e proprio" è caratterizzato da forze scatenanti che si celano dietro l'ondata di violenza provocata dai musulmani in nome dell'Islam. La violenza può essere neutralizzata solo isolando le motivazioni in base alle quali il terrorismo risulta essere un tratto che contraddistingue la vita musulmana. Questa aggressività non scaturisce da qualche impulso perverso di causare dei danni per il piacere di farlo; né trova origine nella religione dell'Islam, che appena una generazione fa non destava questi istinti omicidi. Piuttosto, essa è frutto di idee.
Le idee non trovano posto nella criminalità comune, che consegue dei fini puramente egoistici. Ma le idee, specie quelli inerenti un cambiamento radicale del mondo, sono fondamentali in seno al terrorismo, specie a quello suicida. A differenza di tutti gli altri, che in genere accettano la vita così com'è, gli utopisti si ostinano a volere creare un ordine nuovo e migliore. Per conseguire questo obiettivo, costoro pretendono di detenere tutti i poteri per se stessi, ostentano un agghiacciante disprezzo per la vita umana e nutrono l'ambizione di diffondere la loro visione in tutto il mondo. Esistono diversi sistemi utopistici, il fascismo e il comunismo sono quelli più importanti dal punto di vista storico, ed ognuno di essi ha causato decine di milioni di vittime.
Rispettivamente nel 1945 e nel 1991, questi due totalitarismi svanirono in seguito a una sconfitta bellica, l'uno in modo violento (nella Seconda guerra mondiale) e l'altro in modo soft (nella Guerra Fredda). Il loro crollo incoraggiò alcuni ottimisti a immaginare che l'era dell'utopia e del totalitarismo fosse arrivata alla fine e che un ordine progressista fosse in procinto di rimpiazzarli a tempo indeterminato. Ahimé, questa opinione ignorò la presenza di un terzo totalitarismo, nato a partire dagli anni Venti, qual è l'islamismo, brevemente definito come la convinzione che "l'Islam rappresenta la soluzione" ad ogni problema sia che si tratti dell'educazione dei bambini che del fare guerra. A causa di diversi fattori – una storica rivalità con ebrei e cristiani, un dinamico tasso di natalità, la cattura dello Stato iraniano nel 1979, l'appoggio da parte dei paesi ricchi di petrolio – gli islamisti sono arrivati a dominare il discorso ideologico dei musulmani interessati alla loro identità o alla fede islamica. In conseguenza di ciò, la legge islamica, a differenza dei passati due secoli, è tornata a ruggire e con essa il jihad, la guerra santa. Il califfato, defunto in termini reali per oltre un millennio, è diventato un sogno vibrante. Le idee offerte da pensatori e organizzatori come Muhammad ibn Abd al-Wahhab, Shah Waliullah, Sayyid Abu'l al-Mawdudi, Hasan al-Banna, Sayyid Qutb e Rouhollah Khomeini hanno dato inizio con successo a un'offensiva contro gli approcci all'Islam tradizionali, modernisti e centristi. Per promuovere la visione avvelenata di questi utopisti, i loro seguaci hanno adottato dei mezzi violenti, incluso il terrorismo.
La più efficace forma di controterrorismo non combatte i terroristi, ma le idee che li motivano. Questa strategia implica due importanti linee d'azione. Innanzitutto, la sconfitta del movimento islamista, proprio come furono sconfitti i movimenti fascista e comunista – ad ogni livello e in ogni modo, ricorrendo ad ogni istituzione pubblica e privata. Questo compito spetta principalmente ai non-musulmani, essendo in genere le comunità musulmane incapaci o riluttanti a liberarsene da sole. Di contro, solamente i musulmani sono in grado di compiere il secondo passo: quello di formulare e diffondere un Islam che sia moderno, moderato, democratico, progressista, amichevole, umano e che sia rispettoso delle donne. In tal caso, coloro che non sono musulmani possono dare il loro contributo prendendo le distanze dagli islamisti e appoggiando i musulmani moderati.
Sebbene sia teoricamente possibile, al presente la debolezza dei suoi sostenitori fa sembrare l'Islam moderato incredibilmente remoto. Ma per quanto vaghe siano le sue attuali prospettive, il successo dell'Islam moderato alla fine rappresenta la sola forma efficace di controterrorismo. Il terrorismo, nato da pessime idee, può subire una battuta d'arresto esclusivamente grazie a delle buone idee.

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