domenica, ottobre 15, 2006


TaxIslam: ma dove andremo a finire? E se ci mettessimo, con la bottiglia d'alcool, pure un suino?
di Daniel Pipes (New York Sun) Un problemino che riguarda l’Aeroporto Internazionale St. Paul di Minneapolis (MSP) contiene in nuce delle importanti implicazioni per il futuro dell’Islam negli Stati Uniti. Alcuni tassisti musulmani che prestano servizio all’aeroporto hanno dichiarato che, a partire da circa un decennio ssi rifiuterebbero di trasportare passeggeri che recano con sé alcolici acquistati, ad esempio, al duty-free e contenuti in shopping bag trasparenti. Questa presa di posizione deriva da una loro interpretazione del divieto coranico dell’alcool. Fuad Omar, un taxista, ha spiegato: “Questa è la nostra religione. Nella vita ultraterrena potremmo essere puniti se accettassimo di trasportare alcolici. Si tratta di un precetto coranico. È sancito dal cielo”. Un altro taxista, Muhamed Mursal, ha fatto eco alle sue parole: “Nell’Islam è vietato portare con sé alcolici”. La questione divenne di pubblico dominio nel 2000. Una volta, 16 tassisti di seguito rifiutarono di far salire un passeggero in possesso di alcune bottiglie di alcolici. Ciò fece sentire l’uomo un criminale, senza aver commesso nulla di legalmente e moralmente sbagliato. E così i 16 tassisti non incassarono i soldi della corsa. Come osserva Josh L. Dickey dell’Associated Press, quando i tassisti che prestano servizio fuori dall’aeroporto MSP rifiutano per qualsiasi motivo di far salire un cliente “essi vanno in fondo alla coda, oltre il terminal, su una lunga via d’accesso e in un caotico parcheggio pieno zeppo di taxi di Bloomington dove i conducenti bivaccano per ore, in attesa di effettuare una nuova corsa”. (...) Il numero dei tassisti musulmani è in aumento al punto che, stando a quel che si dice, essi costituiscono tre quarti dei 900 tassisti dell’MSP. Nel settembre 2006, i musulmani hanno rifiutato di effettuare, in media, tre corse al giorno a causa della questione legata al trasporto di alcolici. Secondo il portavoce dell’aeroporto, Patrick Hogan, questo problema “ha acquistato lentamente rilevanza nel corso degli anni, al punto di diventare cruciale per il servizio clienti”. “I passeggeri rimangono spesso sorpresi e si sentono offesi”, ha aggiunto Hogan. Tenendo presente ciò, la MAC ha proposto una soluzione pratica: i tassisti che non sono disposti a trasportare alcolici sulle loro autovetture potrebbero esibire uno speciale semaforo montato sul tettuccio del veicolo che stia a indicare le loro convinzioni tanto ai taxi starters quanto ai clienti. Secondo le autorità aeroportuali questa idea offre un meccanismo pratico ed efficace per risolvere una piccola bega, e grazie alla quale nessun passeggero si sentirà offeso e nessun conducente perderà l’incasso della corsa.
Hogan fa notare che “le autorità aeroportuali non hanno intenzione alcuna di interpretare i testi sacri né di dettare le scelte religiose di una persona. Il nostro obiettivo è solo quello di assicurare ai viaggiatori la fruizione dei servizi”. Il semaforo a due luci entrerà probabilmente in vigore alla fine del 2006, in attesa che il comitato consultivo dei taxi in servizio all’aeroporto approvi la proposta. Ma a livello sociale la soluzione proposta presenta delle grosse e preoccupanti implicazioni quali, ad esempio, il fatto che l’idea di un semaforo a due luci imponga con il permesso dello Stato la Shari’a, o la legge islamica, in una ordinaria transazione commerciale in Minnesota; e che un’autorità governativa sanzioni un monito in merito a chi segue o meno la legge islamica. E che faranno gli altri tassisti che non prestano servizio all’Aeroporto internazionale St. Paul di Minneapolis? Potrebbero chiedere di usufruire dello stesso privilegio. E potrebbero seguirli i conducenti degli autobus. L’intero sistema dei trasporti potrebbe dividersi tra osservanti islamici e coloro che non lo sono. E perché limitarsi all’alcool? I tassisti di diversi paesi già si rifiutano di far salire sulle loro autovetture i cani guida per non vedenti. E in futuro il divieto potrebbe riguardare le donne con braccia o capelli scoperti, omosessuali e coppie non sposate. E potrebbe investire uomini che indossano la kippah, come pure induisti, atei, baristi, croupier, astrologi, banchieri e quarterbacks. (....)

New York Sun
Traduzione di Angelita La Spada

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