IN VACANZA CON IL FANTASMA DI MARINA
GIOVANNI GALLI Come nel Macbeth di Shakespeare, anche la politica ticinese ha il suo fantasma di Banquo. quello di Marina Masoni, che nonostante la dipartita continua a perseguitare i suoi nemici. I quali, dopo aver fatto di tutto per metterla al rogo in effigie, adesso non riescono pia liberarsene. Vanno avanti guardandosi indietro, ossessionati da una presenza che nemmeno le elezioni sono riuscite ad esorcizzare. Sono passati ormai quattro mesi dalredde rationem, ma il fantasma di Marina seguita ad aleggiare nelle dichiarazioni pubbliche di certi suoi avversari, nelle interviste e nelle articolesse della stampa ostile.
Allusioni acide, frasi sibilline, vecchie ruggini mai cancellate, esternazioni ancora intrise di adrenalina da campagna elettorale sono gli ingredienti di un frullato che non reca data di scadenza. Il disco siincantato sul medesimo ritornello: era lei l’anomalia, adesso che non c’pile cose sche vanno bene, finalmente nella politicatornata l’armonia e via ripetendo. L’ex consigliera di Stato siritirata nel picompleto anonimato, ma riesce ancora a far parlare di scome se fosse in carica. Sembrano fare pifatica certi vincitori a superare la vittoria, che i vinti ad elaborare la sconfitta.
I pi, a onor del vero, hanno mostrato indifferenza. Si sono fregati le mani per l’uscita di scena della rivale, ma sin dal 2 aprile hanno saputo voltare pagina. Ci sono peranche quelli rimasti bloccati nelle sabbie mobili della propaganda e che ripetono pedissequamente la medesima litania, con lo stesso linguaggio stereotipato. Evocano il fantasma di Masoni ad ogni pisospinto e sembrano atterriti all’idea che si materializzi. La avvistano a cene e grigliate, presentate come incontri di incappucciati, dove si tessono trame oscure e si ordiscono congiure. Appena si presenta l’occasione ne approfittano per riproporre paragoni fra i tempi bui del passato e il sol dell’avvenire, lanciando moniti subliminali all’insegna delguai a tornare indietro.
Davvero un fenomeno curioso quello di fare coppia fissa col fantasma, continuando a convivere con un passato che non passa. Ci sono almeno tre spiegazioni. La prima l’abitudine: dopo aver praticato un determinato schema per anni, volenti o nolenti scatta l’automatismo. E qualcuno, a furia di ripeterlo, ha finito per crederci. La seconda psicologica: l’idiosincrasia per il personaggiotale da trasformarsi in psicosi. La terza infinemeramente opportunistica: parlar male degli altri non solopagante, maanche un modo per mascherare la mancanza di idee originali. Comunque la si prenda siamo sempre in presenza di una vera e propria ossessione, che affligge nemici e censori. Per la loro salute non resta che augurarsi che non si portino il fantasma in vacanza.
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