domenica, aprile 29, 2007

GLI SCHIAVI SIAMO NOI, MA NON DITELO IN GIRO!
(IN ITALIA, MA DA NOI E' DIVERSO?)
I poveri, quelli veri, un tempo vagabondando per le strade capitavano dai frati o da qualche generoso cittadino, i quali offrivano loro un piatto di minestra calda e la possibilità di dormire nella stalla.
Questo succedeva un tempo, quando i poveri erano davvero poveri ma il loro orgoglio era intatto e la gratitudine era molta.
Oggi non è più così. Oggi la maggiorparte di chi frequenta le mense per i poveri non è povero affatto. Parola di un mio conoscente che si è, per così dire, "infiltrato" a pranzo per vedere come girano le cose.
Ebbene, il piatto di minestra è diventato una scelta fra tre primi, tre secondi, tre contorni e diversi tipi di frutta.
I "poveri" ora sono orde di immigrati che pensando di essere arrivati nel paese dei balocchi, fanno i preziosi, e se gli dai una mela esigono l'arancia o viceversa.
Nel panificio accanto alla mensa, il pane per loro è gratis, tant'è che tutti lo prendono in gran quantità... per poi lasciarlo sulla panchina lì fuori senza nemmeno aprirlo... e così la signora che nel panificio ci lavora 10 ore al giorno va a recuperare quello spreco per portarlo a casa, e risparmiare un po' per mandare a scuola i figli.
Ma pranzi da re a parte (solo in quella mensa fanno 300 pasti al giorno), e pane gratis a parte, si può pensare che queste orde di incivili dovrebbero lavorare per pagarsi almento un letto, vero?
Sbagliato! Perchè lo stato (il nostro, ovviamente) da ad ognuno di loro ben 36 euro al giorno.
Ammettiamolo... per uno a cui basta vivere a quel modo, 36 euro al giorno più il cibo gratis non sono certo un incentivo per andare a lavorare.
Altro episodio: tempo fa davanti ad un supermercato della mia città c'era spesso un ragazzo africano, sempre ben vestito, che chiedeva l'elemosina. Un giorno una signora gli si è avvicinata e gli ha chiesto come mai stesse sempre lì invece di cercarsi un lavoro. Risposta? "No, no, lavoro faticoso." Certo! Se potessi campare anch'io grazie allo stato, col cavolo che andrei a lavorare, vi pare?
Un altro ancora? La carrozzeria di mio zio è sempre presa di mira dai soliti venditori di minchiate che gli entrano continuamente dicendo "compra, compra". Mio zio, un giorno, in risposta ad uno di loro gli ha detto "no, non compro niente. Se vuoi qualche soldo, tieni qua la scopa, dai una bella spazzata qui intorno che ce n'è bisogno... e magari ti assumo". Il tizio è scappato via.
Quindi... che non mi si venga a dire che questa è gente umile, rispettosa e bisognosa d'aiuto. Perchè approfittarsi dell'ospitalità, della generosità e del denaro di una nazione che ti accoglie non è da persone civili. E' da opportunisti.
Vorrei che i benpensanti terzomondisti ci pensassero un po' su: vorrei che pensassero un pochino anche agli italiani che devono pagarsi il pezzo di pane dopo una giornata di lavoro e che arrivati a casa devono prepararsi la cena con quello che hanno nel frigo e che hanno comprato con i propri guadagni, e magari si possono permettere solo una minestra calda e non i tre primi, i tre secondi, i tre contorni e i diversi tipi di frutta. Vorrei che pensassero a chi viaggia per lavoro e che oltre ai rischi della strada, deve pagarsi a caro prezzo anche un insipido panino dell'autogrill pur di far tacere lo stomaco. Vorrei che pensassero a chi come mio padre si faceva la pasta col fornellino sul ciglio della strada pur di risparmiare un po' di soldi per la propria famiglia. Vorrei che pensassero che chi riesce a mettersi da parte un po' di denaro non è automaticamente un ladro o un capitalista-bastardo: spesso è solo una persona che ha fatto sacrifici per una vita intera e che ora rischia che uno stato vampiro le porti via tutto quello che si è guadagnata per darlo a degli ingrati parassiti che sprecano le nostre energie e sputano sul nostro pane. Vorrei che pensassero agli italiani che sono da anni in attesa di una casa popolare e si vedono scavalcare dall'intero parentado di un tizio a cui hanno dato la casa appena sbarcato perchè è un "migrante". Commiserateli, aiutateli, sosteneteli... ma non vi accorgete che la vera botta di culo in questi anni è nascere da qualche parte oltremare, imbarcarsi e sbarcare in Italia. Il cibo gratis, il servizio sanitario gratis, l'iscrizione all'ufficio di collocamento mentre sono ancora a casa loro (che non significa che ottenuto il lavoro, verranno qui e lavoreranno), lo sportello dedicato a loro in posta dove possono facilmente inviare soldi a casa aspettando in fila solo un paio di minuti, mentre quei bastardi schiavisti degli italiani si divertono da morire a fare due ore in coda per una raccomandata. Agevolazioni, sconti, servizi, prestiti, aiuti di ogni genere. Ormai gli schiavi siamo noi, che lavoriamo per mantenerli. Eppure così pochi sembrano accorgersene.
FONTE: PENELOPE VA IN GUERRA.

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