sabato, marzo 24, 2007

Commiato dal Gran Consiglio di Gianfranco Soldati
Quando Sergio Salvioni lasciò il Gran Consiglio perché eletto a Berna, domandò la parola per fatto personale e colse l’occasione per attribuire a Pietro Martinelli ed al suo partito un certificato di onestà intellettuale che ci lasciò tutti contenti. Fu un’elegìa politica il cui ricordo ancora mi commuove e che vi consiglio, se ne avete il tempo, di rileggere nei verbali del 1991.
Qualche anno dopo lessi sulla stampa parole pronunciate da Pietro Martinelli in occasione di un congresso del PSA a Sant’Antonino: “Volevamo cambiare il mondo, ma il mondo ha cambiato noi”.
Sono arrivato in questo Parlamento 24 anni fa, animato dal convincimento che il comunismo fosse la peggior sventura mai abbattutasi sull’umanità, in un secolo che in fatto di atrocità, di genocidi e di olocausti di ogni genere non teme certo concorrenti. Erano tempi in cui ogni pur minima espressione di ispirazione liberal-conservatrice veniva subito ed immancabilmente squalificata siccome di estrema destra. Il terrorismo rosso imperversava impunito ed ampiamente tollerato, nelle nostre scuole elementari si insegnavano le poesiole dei vari Ho Ci Minh e generale Giap, sulla scia di un ’68 che aveva cambiato tutto affinché nulla cambiasse.
La destra nella quale mi riconoscevo subiva l’ostracismo inesorabile dei media ed il disprezzo dei benpensanti. Il PPD al quale appartenevo considerava nella sua quasi totalità vergognosa ed infamante la sola ipotesi di poter essere tacciato di quel conservatorismo che era e dovrebbe rimanere una sua radice.
Nella mia modesta attività politica ho cercato sempre, con le scarse capacità diplomatiche che tutti mi riconoscono e tramite scontri polemici anche aspri, di dare a questa mia destra di ideali e valori pari dignità con la sinistra che avoca a sé il monopolio del progresso e dell’azione disinteressata.
Mi sembrava di esservi almeno in parte riuscito. Ma già scorgo segnali che mi confermano nel convincimento che i più grandi pericoli per la destra provengono sempre da uomini di destra o che di destra si dicono. Lascio questo Parlamento e l’attività politica non senza rimpianto, anche se so che è la legge del tempo. A tutti voi esprimo il mio ringraziamento per la pazienza di cui avete dato prova nei miei confronti. Saluto coloro che non si ripresentano. Agli altri auguro ogni bene e buona fortuna.

Gianfranco Soldati, decano del Gran Consiglio

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